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Le loro birre dapprima hanno invaso il mercato scozzese, patria natale dei due giovani, per poi riversarsi come un torrente in piena in tutta la Gran Bretagna, la Svezia, il Giappone per arrivare poi sul mercato statunitense. Nel 2010 i due eccentrici titolari di BrewDog hanno inaugurato il loro primo Craft Beer Bar ad Aberdeen, per poi replicare l'anno successivo ad Edimburgo, stante l'enorme successo. Nel 2012 il birrificio contava 135 dipendenti, ha prodotto 36.500 hl di birra e ha raperto altri otto craft beer bar in giro per l'Inghilterra.
Un successo folgorante che sarebbe ingeneroso e probabilmente errato attribuire esclusivamente alle eccentriche - al limite del pazzoide - trovate pubblicitarie dei due proprietari. Quel che è certo è che la loro comunicazione assolutamente fuori da qualsiasi schema ed estremamente provocatoria ha contribuito non poco a far rimbalzare il marchio da una parte all'altra dei media mondiali, a fronte di investimenti pubblicitari, tutto sommato modesti.
Pur essendo scozzesissimi, i ragazzi del BrewDog hanno fin dall'inizio prodotto birre americanissime. A loro va sicuramente il merito di aver svecchiato l'iper-conservatore contesto birrario britannico, immettendo sul mercato - sempre fedeli all'adagio "stupire sempre e ad ogni costo!" - birre dalle caratteristiche stravaganti ed estreme. Alcuni esempi: birre in edizione limitata vendute in macabre bottiglie ricavate da scoiattoli impagliati, birre dal grado di amarezza o dai volumi alcolici a limite del Guinness dei Primati.
La Punk IPA è una birra ad alta fermentazione con 5,6% vol. alcolici. La famiglia birraria di appartenenza è quella delle "Ale", lo stile birrario, come suggerisce il nome, è quello delle "Indian Pale Ale". I malti impiegati sono Marris Otter Extra Pale, mentre la marcata luppolatura deriva dall'uso di Chinook, Simcoe, Ahtanum e Nelson Sauvin. Il colore è giallo dorato. La schiuma è bianchissima, copiosa, a grana media e dalla lunga persistenza nel bicchiere. Al naso si percepiscono quasi subito le note agrumate e maltate. Si avverte anche qualche leggero sentore resinoso. Al palato si ribadiscono, da subito, le note agrumate, con l'ingresso di un potente sapore erbaceo che lascia quasi subito tutta la scena all'amaro, che persiste lungamente in bocca e in gola. Di medio corpo, presenta, purtroppo, una carbonazione eccessiva, che infastidisce un po' la degustazione.
Ha l'indubbio merito di osare con i suoi eccessi, ma ciò è anche il suo grande limite. Sicuramente squilibrata, l'amaro si manifesta troppo presto e si prolunga fastidiosamente. Nel complesso, fatte queste doverose premesse, è una birra che ha un suo fascino e che in certe circostanze si beve volentieri. Considerando che si tratta di uno stile birrario e di un modo personale (e amercanissimo) di interpretarlo, sicuramente lontani dalle birre nostrane, non possiamo nascondere la fascinazione e la curiosità che quegli aromi suscitano nel nostro palato. Come giudizio complessivo le due stelle appaiono meritate.
Abbinamenti Gastronomici:
Birra, che per le sue caratteristiche un po' estreme, non consiglieremmo per accompagnare un pasto normale. Nel nostro caso è stato molto soddisfacente berla rimpinzandoci di nachos inzuppati di queso messicano e fajitas di pollo piccantissime!
Le altre birre del Birrificio BrewDog.
Giudizio complessivo:
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