condotti da ricercatori dell’Università di Washington, coordinati dal professor Werner Kaminsky, che a fronte di esperimenti sottoposti al rigore del metodo scientifico, emerga che alcune sostanze contenute nella birra, possono rivelarsi un potente strumento per contrastare gravi malattie come il diabete e alcune forme tumorali.
Secondo lo studio americano l'ingrediente cruciale e benefico contenuto nella birra sarebbe il luppolo. Più precisamente, la nota sostanza amaricante e conservante, conterrebbe nella propria struttura gli alfa-acidi, detti volgarmente "umuloni", i quali potrebbero essere la base per la produzione di farmaci di nuova generazione molto più efficaci nella cura del diabete e di alcune forme di tumori. E sempre secondo questi studi, tale sostanza si ipotizza - ma si attende la conferma - che possa avere un qualche ruolo, udite, udite, nella riduzione del peso corporeo. Pare di sognare. Bere birra e contemporaneamente proteggersi contro gravi patologie e magari mettersi anche in forma! Beh, ovviamente non è tutto così semplice. Come ben sappiamo, nella birra di luppolo ce n'è ben poco ed in ogni caso ne servirebbero dosi concentrate massicce per ottenere qualche risultato apprezzabile.
Ritornando allo studio dell'Università di Washington, il tutto è partito dalla lettura dell'ampia letteratura scientifica che attribuisce agli acidi amaricanti contenuti nel luppolo, alcuni effetti benefici nel contrasto al diabete, ad alcune forme di cancro, all’infiammazione e, come si è già detto, anche nel favorire la perdita di peso corporeo. Da qui, gli scienziati, curiosi per natura e per professione, hanno deciso di approfondire con metodo scientifico e con le più moderne e sofisticate tecnologie l'argomento. I risultati non hanno tardato ad arrivare. Evitiamo di addentrarci in tediosi particolari di una ricerca estremamente complessa quanto utile. Diciamo semplicemente, che gli scienziati hanno teso i loro sforzi ad analizzare l'esatta configurazione delle molecole degli umuloni, attraverso un processo chiamato Cristallografia a raggi X.
I risultati come si è detto sono estremamente incoraggianti, ma vanno ancora approfonditi e verificati. Quindi si è ancora lontanissimi da una sperimentazione sull'uomo. Tuttavia, da questi preliminari studi sembra che si possa autorizzare un certo ottimismo.
Si poteva finire qui, ed eravamo tutti contenti e felici di bere birra. Tuttavia la situazione è un po' più articolata. E' vero che le ricerche, per quanto rigorosamente scientifiche, nascono ogni giorno come i funghi dopo una nottata di pioggia e spesso tra loro contrastano. Bisogna però dire, per completezza di informazione, che esistono anche studi, altrettanto fondati, che evidenziano come un consumo giornaliero di birra, anche modesto - il classico boccale - aumenti la probabilità di contrarre un tumore in alcuni organi specifici.
Altri studi, sempre statunitensi, risalenti al 2010, concordano sul fatto che un consumo moderato di birra sia un ottimo alleato contro degenerazioni ossee, come l'osteoporosi.
Per concludere si può dire che, consapevoli dei rischi che si corrono, bere un bicchiere di buona birra non pastorizzata di uno dei tanti ottimi microbirrifici italiani, fornisca molti più benefici che danni. E poi vuoi mettere, il piacere di sorseggiare una birra artigianale di qualità, dopo una giornata di lavoro!
Fonti: La Stampa (31 gennaio 2013), Angewandte Chemie International Edition (rivista accademica di chimica pubblicata dalla German Chemical Society).
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright I BIRRONAUTI
Altri studi, sempre statunitensi, risalenti al 2010, concordano sul fatto che un consumo moderato di birra sia un ottimo alleato contro degenerazioni ossee, come l'osteoporosi.
Per concludere si può dire che, consapevoli dei rischi che si corrono, bere un bicchiere di buona birra non pastorizzata di uno dei tanti ottimi microbirrifici italiani, fornisca molti più benefici che danni. E poi vuoi mettere, il piacere di sorseggiare una birra artigianale di qualità, dopo una giornata di lavoro!
Fonti: La Stampa (31 gennaio 2013), Angewandte Chemie International Edition (rivista accademica di chimica pubblicata dalla German Chemical Society).
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