lunedì 15 aprile 2013

Orval - Orval

Una storia straordinaria che attraversa i secoli. Proprio così, la birra Orval è il risultato di una lunghissima e laboriosa lavorazione che ha attraversato tutto il Medioevo per arrivare fino a noi. Siamo in Belgio, patria nobile dell'arte birraria, anno del Signore 1070. Un gruppo di monaci Benedettini, in fuga dalla Calabria e più in generale da quella penisola italica sempre al sacco dello straniero, si stabilirono nelle Ardenne, che all'epoca erano sotto l'autorità diocesana dell'Arcivescovo di Trier. Si stabilirono nella zona che in seguito verrà chiamata Orval. L'origine del nome affonda anch'essa nella notte dei tempi.
Infatti, narra la leggenda che la contessa Matilde di Canossa durante una visita presso il monastero, perse il suo preziosissimo anello nunziale immergendo le mani in una fonte d'acqua. Dispiaciutissima, la contessa invocò la Vergine Maria, al fine di ritrovare il prezioso. E qui viene il bello. Secondo la leggenda ad un tratto guizzò fuori una trota con l'anello di Matilde stretto in bocca.

Da allora la valle su cui sorge il monastero venne definita la "Val d'Or", che con il tempo si capovolse e contrasse in "Orval". Un ultima curiosità, il logo ufficiale della birra è proprio l'effige di una trota con un anello in bocca.

Ma veniamo all'analisi sensoriale della birra Orval, quella che prosaicamente, potrebbe essere definita una birra d'abbazia. Il colore va dal ramato all'ambrato piuttosto tenue. La schiuma è abbondante, cremosa, di grana molto fine e di un caratteristico colore giallo molto chiaro. La carbonatazione è sicuramente vigorosa, a tratti un po' fastidiosa.

Al naso si percepiscono subito leggeri aromi floreali e di erbe alpine. In seguito si avvertono aromi più pungenti ed intensi di torbato e di cuoio e ci sembra di percepire anche qualche nota agrumata.

In bocca si sentono subito il malto, le note agrumate preannuciate al naso ed un pronunciato tepore alcolico. Anche in bocca, la Orval si mantiene piuttosto ruvida ed erbacea. Nella parte finale - come immaginabile che fosse - si percepisce un'amaricatura piuttosto intensa e piacevole. Il finale è molto secco, forse troppo. Complessivamente, tuttavia, si tratta di una birra che si beve con una certa facilità e se ne ricava un certo piacere, seppur troppo effimero, a fronte di una persistenza piuttosto breve. Il giudizio che ci pare più rappresentativo delle sue caratteristiche è di una stella e mezza.

Abbinamenti Gastronomici:
Si tratta di una birra che per le sue caratteristiche si abbina magnificamente ad un piatto tipico della cucina tradizionale belga: la Carbonade, fantastico spezzatino di carne cotto e rosolato nella birra.
Giudizio complessivo: 




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